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Le Potestà

77. LE POTESTÀ

03/09/09

Con l’impetuoso Angelo di oggi ha inizio la Quinta Sephirah, color azzurro scuro, chiamata in ebraico Gheburah, che propriamente significa «la Forza dei grandi uomini». Ghibor in ebraico è «l’eroe», ghebir è «il capo». Gheburah, nel ciclo d’istruzione che tutti noi abbiamo attraversato prima di nascere, è il luogo che compensa la generosità, l’altruismo della Sephirah precedente, Khesed. In Geburah abbiamo imparato la forza centripeta, indispensabile all’esercizio dei nostri talenti nel mondo.

«Essere o non essere?» si domandava Amleto, in un momento di evidente sbilanciamento verso Khesed: «essere, certamente!» gli avrebbe risposto la sua componente geburaica. Essere, accettare la sfida: come sarebbe stato possibile anche soltanto il nostro CONCEPIMENTO, senza questo tipo di coraggio egocentrico? E oggi come potremmo anche soltanto immaginare la nostra libertà, senza le lezioni di Geburah? G, come ricordate, in ebraico è il geroglifico che rappresenta il corpo: l’involucro del nostro essere e il principio della coesione dell’io. B è il geroglifico che rappresenta la sede, e R è il geroglifico dell’energia che fluisce; dunque: «qui scopro che il corpo (G) dovrà essere la sede (B) di quel tanto di immensità che potrò far giungere (R) nel mondo».

E ciò vale naturalmente anche riguardo ai corpi altrui: anche il rispetto, la stima che posso provare per gli altri dipendono da ciò che avevo appreso nella Quinta Sephirah. E viceversa l’opprimere il prossimo, l’ignorare il valore altrui, la ripugnanza per l’intimità, l’incapacità di provare gioia nel contatto con i nostri simili (o con alcune razze dei nostri simili) sono altrettanti sintomi delle carenze esistenziali di chi ha troppo dimenticato questa tappa della formazione prenatale. E non so cosa ne pensiate voi, ma a me pare proprio che a moltissimi l’analisi dei vari Angeli di Geburah offra l’occasione di un fruttuoso esame di coscienza e di condotta: ai troppo buoni, per esempio.

Quella che alcuni chiamano eccessiva bontà è infatti, spesso, la tendenza a compiacere gli altri, ad adeguarsi, a sottomettersi; sconfina facilissimamente nella codardia, e la codardia si esprime non soltanto nel rapporto con gli altri, ma anche e soprattutto nel rapporto con se stessi: con le proprie idee, con la propria forza di volontà, con il proprio impegno, che illanguidiscono pateticamente. Ed è utile, lo studio di Geburah, anche ai tiepidi, ai frigidi, nei quali si nasconde spesso molto egoismo (vi è infatti un’enorme differenza tra l’egoismo e il coraggio di esprimere il proprio valore)… Insomma, in bocca al lupo con questi Angeli maestri, a cominciare proprio da Yekhuwiyah, autentico lupo solitario, fierissimo.

Continua..

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