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21. LA TERRA PROMESSA E L’INFANZIA

18/09/14

Questa riscoperta dell’infanzia è un tema antichissimo nelle Scritture. Mosè ne parla a più riprese: e non per nulla il nome Mosè – Mses – in egiziano antico significava «il Bambino». Guidò, come si ricorderà, il popolo eletto verso il paese di Canaan. E che anche la Terra Promessa rappresenti la riscoperta dell’infanzia, il ridiventare bambini, risulta ben chiaro da quel che avviene poco dopo il Passaggio del Mar Rosso: Mosè impose al popolo di fermarsi nel deserto per quarant’anni; ricordate perché?

Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall’età di vent’anni in su, potrà entrare nel Paese. Solo i vostri bambini, dei quali dicevate che sarebbero diventati una preda, solo quelli io farò entrare… I vostri figli, che non conoscono ancora il bene e il male, quelli entreranno. Voi invece volgetevi indietro, e incamminatevi verso il deserto! (Numeri 14,33; Deut.1,39)

Agli adulti non fu concesso entrare. Agli adulti non è concesso mai.

Nel racconto dell’Esodo, Mosè e Dio prendono questa decisione perché quegli adulti ebrei erano cresciuti schiavi, e l’obbedienza, la timorosità erano troppo radicate in loro: non sarebbero stati in grado di affrontare le tensioni di una guerra di conquista e lo shock della libertà.

Lo stesso avviene nella storia personale di ciascuno di noi: una parte delle nostre memorie, delle nostre abitudini, dei nostri pensieri deve andarsene nel deserto, perché possiamo trovare la forza di proseguire e di ricominciare a crescere.

Nella vicenda di Noè, scampavano al Diluvio il tuo io e tutto ciò che per l’io è fertile e può crescere e moltiplicarsi. Nella storia dell’Esodo, gli eletti sono dapprima i fuggiaschi, che attraversano il Mare mentre gli inseguitori egizi ne sono sommersi, in una specie di Diluvio parziale (e gli egizi rappresentavano lì l’obbedienza all’autorità, il conformismo, i legami dell’io con il mondo dei «molti») e poi, nel deserto, rimangono eletti soltanto i giovani, i bambini «che non sanno ancora distinguere il bene dal male» e devono dunque imparare a scoprire il mondo da soli: è già aperta la via alla predicazione di Gesù, sui Bambini che entrano nel Regno dei cieli.

Ma attenzione: quel riferimento al non saper distinguere il bene dal male solleva un nuovo problema, che nella vicenda di Noè era menzionato, e che ci mostra un ulteriore aspetto della questione. Bisogna non conoscere la colpa, per entrare nel Regno? Bisogna ridiventare ignoranti anche in questo? Si direbbe proprio di sì. La teologia, come vedremo, riserva anche qui notevoli sorprese.

Lasciate che i bambini giungano all’io, e non impeditelo, perché il Regno di Dio è di coloro che ad essi somigliano. (Luca 18,16)

Igor Sibaldi

(continua)

 

Video: l’antica benedizione dei genitori ebrei ai figli

 


Video-corsi con Igor Sibaldi:

 

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1 commento su “21. LA TERRA PROMESSA E L’INFANZIA”

  1. Caro Igor, ho qualche dubbio su questa faccenda del chiedete e vi sarà dato…sopratutto, come faccio a sapere cosa è meglio per me?
    Per esempio, devo fare un viaggio di lavoro, non ho assolutamente voglia di partire, chiedo di poter evitare in qualche modo questa situazione. Però da questo viaggio potrebbe venire fuori qualcosa di importante, un dono inaspettato, nonostante tutto. Come posso chiedere se non posso sapere cosa è meglio per me? Grazie.

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